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Mercato dei gas serra: monopoli dell’ambiente?

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che dovrebbe adeguare la legislazione italiana a quella europea.

di Carmen Morrone

Anche in Italia parte il mercato delle emissioni dei gas ad effetto serra. Il Consiglio dei ministri del 9 gennaio scorso ha infatti approvato il disegno di legge che individua il programma di adeguamento della legislazione italiana a quella europea. Essa contiene anche la delega per recepire la direttiva n. 2008/87/ce, che consentirà alle imprese lo scambio delle quote di emissione dei gas serra loro assegnate, in attuazione degli obiettivi posti dal protocollo di Kyoto. Abbiamo chiesto ad Andrea Masullo, responsabile Energia e risorse del Wwf, cosa comporta questa novità. Il rischio più grande è quello del rispetto solo ?virtuale? dell?ambiente, creando zone del mondo di serie A e zone di serie B…

Facciamo un passo indietro: la direttiva Ue prevede che entro il 2005 tra le imprese venga avviato il meccanismo di emission trading già sperimentato negli Usa. Secondo questo sistema, alle imprese viene assegnata una ?quota? di gas serra, ossia di tutte le emissioni di anidride carbonica generate dall?utilizzo di combustibili fossili, che non deve essere superata.
Ogni impresa ha quindi degli obiettivi, che quando vengono superati, e ciò significa che l?impresa persevera in una politica industriale eco-compatibile, generano dei ?titoli di merito?, letteralmente dei crediti di emissione, che vengono messi sul mercato. Questi possono essere acquistati dall?impresa che non ha, invece, raggiunto il suo obiettivo. Ad esempio: se un?impresa deve ridurre di 100 le emissioni e riesce ad arrivare solo a 70, acquista titoli di emissione per il valore di 30 quote.
Secondo questo meccanismo ci saranno delle imprese che possiamo definire ?buone?, che hanno investito in tecnologie eco-compatibili e che hanno ottime performance d?impatto ambientale e creano crediti di emissione. Ma ci saranno anche imprese ?cattive?, che per vari motivi non brillano per innovazione e sono costrette, per adempiere agli obiettivi, ad acquistare titoli di emissione che certificano buone prassi eco-compatibili di altre imprese.
Il risultato di questo meccanismo, però, è che a livello planetario i conti tornano, cioè i livelli di CO2 si attestano secondo i parametri posti da Kyoto, ma a livello locale c?è il rischio di creare zone di serie A e di serie B. “Non solo. L?impresa ?cattiva? non segue le innovazioni tecnologiche e paga per inquinare in casa sua, con un palese peggioramento delle condizioni di salute dei cittadini che vivono attorno alla sua sede”, considera Andrea Masullo. L?esempio della Russia è significativo. La crisi economica degli anni 90 ha portato alla chiusura di molti stabilimenti industriali, con una conseguente riduzione delle emissioni dei gas serra. Il Paese dunque si è ritrovato a poter piazzare crediti di emissione, senza però aver provveduto a innovare le sue tecnologie”.
Il sistema dei crediti annovera anche il meccanismo di sviluppo pulito e il sink. Nel primo caso sono riconosciuti dei crediti di emissione a chi esporta nei Paesi in via di sviluppo tecnologie a basso impatto ambientale. Con il sink, invece, si ottengono crediti tutte le volte in cui si provvede ad attivare opere di riforestazione. Ma il Wwf chiarisce: “Almeno il 50% dell?obiettivo nazionale deve essere ridotto con l?abbattimento diretto dei gas nocivi e non attraverso questi meccanismi come le emission trading, lo sviluppo pulito e i sink”, dice Masullo. Insomma, gli ambientalisti accettano il mercato delle emissioni dei gas ad effetto serra solo a determinate condizioni.
“Noi abbiamo accettato questo, che per noi è una sorta di compromesso, solo come avvicinamento concreto agli obiettivi di Kyoto. Quando ci sarà il protocollo Kyoto 2, gli interventi dovranno essere più efficaci. E questo meccanismo dell?emission trading deve diventare sempre più residuale” spiega Andrea Masullo, che aggiunge: “Rispettare gli obiettivi di Kyoto significa avviare una nuova rivoluzione industriale che prevede la conversione degli impianti industriali verso fonti di energia rinnovabili. Significa cambiare tecnologie, ad esempio vuol dire produrre l?acciaio a freddo come già si sta sperimentando”.

Per saperne di più
Linee guida.
Si trovano nel ddl approvato dal Consiglio dei ministri il 9 gennaio scorso. Il testo deve essere sottoposto all?esame del Parlamento e solo dopo il voto finale entrerà in vigore.
Protocollo di Kyoto. E’ il protocollo per la riduzione dei gas serra, adottato nel 1997 in Giappone dalla conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Il documento è stato aperto alla firma il 16 marzo 1998 ed è stato già ratificato da 108 Paesi, ma per la sua entrata in vigore è necessaria la ratifica dei Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni di CO2 nel pianeta (gli Usa, che sono fuori dal Protocollo, da soli ne rappresentano il 36%).
Siti utili. WWF ITALIA

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